Il Monte Cotento, un balcone privilegiato sul Monte Viglio


Il Monte Cotento, se preso da Campo Staffi, è una agevole passeggiata tra i piloni degli impianti sciistici, e per questo purtroppo davvero poco interessante. Il Monte Viglio, che alla vista è onnipresente da ogni punto del sentiero con tutta la sua notevole, ingombrante e spettacolare presenza, non basta ad alzare il livello dell’escursione. Prendere il Monte Cotento da Filettino invece, significherebbe alzare il livello dell’escursione; un versante affatto antropizzato e al contrario molto selvaggio ed una “pettata” di più di 1000 ne fanno una meta di tutto rispetto. Le previsioni meteo di questo week end di metà Aprile non lasciavano scampo, dalla seconda metà della giornata di Sabato in poi era prevista solo pioggia, c’erano giusto solo le condizioni ed il tempo per arrivare alla vetta del Cotento da Campo Staffi. Sfidando le previsioni e la voglia di non banalizzare troppo la giornata scegliamo una terza ipotesi di percorso che allunga di un paio d’ore l’escursione; dal valico di Sant’Antonio continuiamo in auto a sinistra lungo la strada che sale a Campo Staffi, solo un paio di curve, forse tre, e all’imbocco di una valletta tra il bosco sulla destra, chiamarlo canale sarebbe troppo, parcheggiamo l’auto e prendiamo a salire. Un palo con dei cartelli segnavia indicano l’inizio dei sentiero 651 per Campo Staffi, per Monte Tarino e per Cervara di Roma. Sulla carta che ho con me il numero del sentiero non corrisponde, i segnavia sanno di nuovo, forse sono nuove tracciature del parco, lungo la strada salendo da Filettino ho visto un proliferare di nuovissimi segnali di percorsi; di certo si tratta del sentiero che avevo individuato che attraversando il Monte Viperella e Campo Staffi saliva fino al Monte Cotento. Perdersi su questi versanti è cosa impossibile, la cosa non ci turba. All’interno dell’avvallamento, del fosso poco marcato, resistono ancora chiazze di neve, tutto attorno è un tappeto di foglie e i faggi ordinati, puliti e spogli, si confondono con le proiezioni delle ombre di se stessi provocate da radenti raggi di un sole ancora debole. Il silenzio è surreale e tutto sa incantevole solitudine; solo un proliferare di segnavia bianco rossi, uno ogni venti metri ricorda la costante e fattiva presenza del fattore umano. Nulla sa di avventura all’interno del bosco, le linee di salita sono logiche ed inevitabili, l’estrema proliferazione dei segnali bianco-rossi impedisce qualsiasi forma di dubbio sull’intercedere, eppure l’atmosfera è magica e rasserenante. Più in alto la neve ricopre interamente il terreno, è compatta e si sale bene, una svolta a sinistra decisa, come per tutto il sentiero è dettagliatissima da segnavia bianco-rossi e lasciamo il fosso; si intravede già la fine del bosco che coincide con i pianori sommitali e la larga cresta del Monte Viperella. Una bellissima ed inaspettata sorpresa ci attende: avvallamenti, conche carsiche che si susseguono, leggere creste che con ampi giri risalgono il pendio, neve a tratti profonda e ampie radure scoperte. Chiazze di bosco che si intervallano ad altre radure, conche innevate e creste rocciose. A Sud il Viglio offre la sua pagina più bella, ancora tutta ammantata di bianco, ad Ovest spunta già la tonda sagoma della nostra meta mentre solo ad est le nuvole e la foschia impediscono orizzonti più ampi. Continuiamo per una mezz’ora circa in questa oasi di dolci pendii fino alla cresta che sporge su Campo Staffi dove le dirupate, vecchie e fatiscenti costruzioni che danno sugli impianti ci risvegliano di soprassalto da quella sensazione di mondo “gentile” che ci aveva rapito. A ripensarci è la parte dell’escursione, breve, ma più bella dell’intera giornata; di seguito è stata una ripida discesa sull’asfalto ad attraversare Campo Staffi, una salita sulla dorsale centrale del comprensorio sciistico che sale diagonalmente la conca fino a svalicare l’evidente sella sopra gli impianti di destra. Lasciata la conca di Campo Staffi si ritorna in un ambiente di montagna meno contaminato; una conca colma di neve prima di risalire i ripidi pendii del Cotento. Verso Nord il Monte Tarino, col bosco che arriva fin quasi alla sua vetta si fa desiderare, sarebbe di certo una deviazione interessante da fare, ma le nuvole che stanno inghiottendo il Viglio e che sfilacciate risalgono le creste dal versante di Filettino ci ricordano la breve finestra di tempo asciutto che ci era stata concessa. In vetta al Cotento ci siamo dati appuntamento con le nuvole, intravediamo appena la sagoma del Monte Viglio tra una schiarita e l’altra, ma sono attimi; indugiamo per qualche momento ma l’infittirsi delle nuvole ed il plumbeo grigiume che ci avvolge ci convincono che non ci sarà più nulla di vedere e godersi. Scrollano la nostra delusione e il lento titubare sul da farsi qualche goccia che percepiamo sui gusci, che nel frattempo abbiamo indossato per ripararci dal vento, e che ben presto assume la consistenza ghiacciata di sottili granelli di neve. E’ già ora di scappare, l’escursione è breve ma per quanto lo sia l’auto è almeno ad un paio d’ore di cammino e passarle sotto la pioggia, col vento che si era alzato sarebbe stata cosa abbastanza sgradita. Scendere diretti sulla sella sottostante è facile, la neve è alta e trattiene un passo veloce. Dalla sella risaliamo direttamente in direzione degli impianti e da qui, svalicando la cresta, scendiamo scontornando il bosco per la linea più diretta fino a valle. A Campo Staffi la neve diventa pioggia lenta, scegliamo di seguire la strada asfaltata fino all’auto, non c’è nessuno, ed in fondo, proseguendo lenti, è anche bello sentire la pioggia picchiettare sui gusci. Un gruppo di motociclisti sale disturbando la musicalità che la pioggia sta costruendo nel bosco; anche questo forse è un modo per vivere la compagnia e la bellezza della montagna, forse. Raggiungiamo l’auto in venticinque minuti mentre smette di piovere. Non rimane che infilarsi indumenti asciutti a raggiungere Filettino dove ad aspettarci ci sarà senz’altro un caldo piatto dal sapore ancora invernale. Il Monte Cotento era l’obiettivo per una camminata in montagna, una vetta “nonostante tutto” e per evitare il meteo minaccioso della seconda parte della giornata. Il Monte Viperella è stata la sorpresa, un ambiente, “nonostante tutto”, isolato e pieno di scorci affascinanti e di rilassante intensità. Come dire che è stata solo la conferma ulteriore che la montagna non ti tradisce mai!